Dietro l’ordinanza del sindaco Della Ragione in cui si vietano le attività di varo e alaggio nel porto di Baia c’è un’unica parola d’ordine: sicurezza.
Ma quanto è costata la sicurezza? E con quest’ordinanza i problemi sono risolti?
Le dichiarazioni di Giovanni Jacobsthal, presidente del consorzio Marina di Baia che comprende quasi la totalità degli ormeggiatori e cantieri navali di Baia, hanno fatto luce sull’altra faccia della medaglia.
«La chiusura delle attività del porto è una problematica che riguarda tutti gli operatori del settore navale non solo di Baia ma di tutta l’area di Napoli Nord» ha spiegato Jacobsthal, in quanto «Baia è il porto che permetteva tali attività in prossimità dell’area metropolitana di Napoli.»
«Il blocco – ha continuato – ferma tutte le attività e se oggi il problema non lo si sente troppo in quanto siamo ancora ai primi giorni di febbraio, tra non molto ci sarà caos nel settore navale. Il vero problema è la carenza di infrastrutture e posti barca, perché il tiro, l’alaggio e il varo di imbarcazioni sono operazioni che potrebbero essere ridotte al minimo se si sfruttassero le naturali insenature delle nostre coste e si andassero a creare dei posti barca stabili per tenere i natanti nelle nostre splendide acque tutto l’anno, come avviene ad esempio in Liguria e in Toscana.»
Il Presidente, riconoscendo la necessità di una regolamentazione alle attività, si auspica «di riscontrare buona volontà da parte del Sindaco e di tutte le istituzioni coinvolte affinché si lavori per trovare delle soluzioni che non affossino il settore nautico che da decenni rappresenta una buona percentuale dell’economia locale.»