C’è un po’ di apprensione sull’isola di Ischia poiché pare che uno dei suoi più preziosi tesori archeologici dovrà lasciare per alcuni mesi il Museo Archeologico di Pithecusae: la Coppa di Nestore, il celebre cratere di fattura euboica dell’epoca arcaica, sarà il pezzo forte di due mostre che si svolgeranno nella seconda metà dell’anno corrente, prima a Baia presso il Castello e poi al Colosseo in Roma. Del resto non c’è da stupirsi, il piccolo manufatto in ceramica rinvenuto nei pressi della baia di Sammontano a Lacco Ameno è un oggetto apparentemente modesto usato quasi 2700 anni fa per bere il vino eppure porta con sé una grande testimonianza: sulla vasca della coppa, all’esterno, è incisa una delle più antiche inscrizioni greche mai trovate in tutto il Mediterraneo, un’antichissima epigrafe direbbero gli esperti e non è un caso che il rinvenimento sia stato fatto presso l’isola Verde, luogo all’epoca al centro di commerci fra tante genti del mediterraneo fra cui i famosi greci dell’isola di Eubea precoci nell’uso della scrittura sia in madrepatria che presso i loro empori sparsi nel Mediterraneo Occidentale. L’alfabeto usato dai greci euboici dell’VIII secolo a.C. era molto diverso dell’alfabeto del greco classico che si studia oggi ad esempio al Liceo Classico ma ciononostante l’antico alfabeto dei fondatori di Cuma è stato il primo alfabeto giunto in Italia in un momento in cui nessun popolo italico aveva sviluppato un proprio alfabeto e pertanto Etruschi, Latini e Sanniti “copiarono” questo alfabeto greco per sviluppare le proprie forma di scrittura, usanza prima praticamente ignota fra i popoli antichi della penisola. Fra i vari popoli italici furono i Latini coloro che svilupparono un alfabeto che sarà poi quello che adotterà Roma la quale a sua volta lo lascerà in eredità alla cultura occidentale tanto da arrivare fino ai giorni nostri e al momento esatto in cui sto scrivendo queste righe: non a caso la mostra incentrata sull’importanza dell’alfabeto euboico che si terrà a presso il Museo Archeologico del Castello di Baia si chiamerà “La pittura della Voce. Cuma, L’alfabeto, le origini, le conseguenze” e finalmente con tale allestimento si darà la giusta importanza al contributo che il territorio flegreo ha dato per lo sviluppo di uno degli alfabeti più usati al mondo. Non dimentichiamo che il breve testo della Coppa di Nestore ci dice molto sulla cultura di chi usava tale coppa poiché lo stringato testo menziona anche il mitico re di Pilo Nestore, un personaggio del ciclo dell’Iliade la cui allusione testimonia che già in quell’epoca remota gli abitanti dell’isola di Ischia e del comprensorio flegreo già conoscevano l’epica greca. La mostra presso il Castello di Baia sarà curata dal Ministero delle Cultura in concerto con gli attori flegrei come la Sopraintendenza della città metropolitana di Napoli e del Parco Archeologico dei Campi Flegrei mentre della mostra che si terrà al Colosseo si conoscono pochi dettaglia fra cui la probabile inaugurazione durante il prossimo autunno. Il soprintendente all’area metropolitana di Napoli Mariano Nuzzo tramite un post sulla pagina ufficiale dell’ente che guida ha dichiarato il 23 aprile 2024 che dopo le due mostre la Coppa di Nestore tornerà a casa nel bel museo lacchese allestito a Villa Arbusto.
foto per gentile concessione del professor Francesco Lamonaca usate nell’articolo di approfondimento disponibile in rete al seguente link https://www.bayofbelfalas.org/la-coppa-di-nestore-e-la-sua-iscrizione/