Alien torna al cinema: l’horror spaziale che si ispira al mito greco di Prometeo presente nei Campi Flegrei

il 14 agosto 2024 ha rivisto il ritorno al cinema di una delle saghe horror più amate di tutti i tempi, ovvero quella di Alien il cui settimo film “Alien Romulus”, regia di Fede Álvarez, si appresta a fare incetta di incassi e brividi di paura. la celebre saga cinematografica nacque nel 1979 col primo film dal titolo di Alien e diretta dal giovane ma già talentuoso Ridley Scott il quale scrisse una pagina importante del cinema horror mettendo in scena l’antica lotto fra l’uomo e l’ignoto, infatti i membri dell’equipaggio della nave spaziale Nostromo devono fare i conti con un mostruoso alieno parassita (il famigerato Xenomorfo) mai visto prima capace di tormentarli e dar loro la caccia in ogni angolo della nave, magistrali le interpretazioni di attori del calibro di Sigourney Weaver e John Hurt. Nel primo capitolo della saga la paura nasceva dall’aspetto raccapricciante della creatura, disegnato non a caso dal grande artista svizzero Hans Ruedi Giger, e dal senso di claustrofobia dato dagli ambienti stretti della nave spaziale ai quali si affiancava la vastità dello spazio siderale eppure anche se tutto ciò sembra figlio della fantascienza più pura fin da subito il tema del mostro che tormenta un gruppo di eroi che si muovono in un ambiente labirintico ha fatto associare la trama del film ad antichi archetipi del mito greco come il mito del Minotauro e del labirinto di Cnosso anche se i richiami al mondo antico non finiscono qui visto che gli ultimi due film del franchisee, “Prometheus” (2012, regia di Ridley Scott) e “Alien Covenant” (2017, regia di Ridley Scott) fanno esplicitamente riferimento al mito greco del titano Prometeo.

Nel film “Prometheus” si narra della genesi della specie degli Xenomorfi e si fa esplicito richiamo ad una sostanza capace di “potenziare” il DNA umano e tale intruglio è chiamato proprio Fuoco di Prometeo, l’invenzione del composto è attribuita ad una razza aliena intelligente (gli Ingegneri) i quali avrebbero creato accidentalmente la genia degli Xenomorfi dopo aver fallito un esperimento in cui era coinvolta la potente ma instabile sostanza che richiama Prometeo nel nome, nel successivo film “Alien Covenant” questo aspetto viene approfondito meglio e si viene a conoscenza di un piano ordito da una compagnia farmaceutica per recuperare il composto prometeico su un pianeta in modo un tempo abitato dagli Ingegneri, in tal modo gli scienziati della compagnia avrebbero potuto sviluppare poi armi biologiche e famaci sempre più potenti: purtroppo anche in questo caso gli Xenomorfi non renderanno la vita facile agli umani e ai sintetici, gli androidi animati dall’intelligenza artificiale che sono personaggi importanti e ricorrenti in questo ciclo narrativo. Nei film la creazione voluta dalla scienza degli Ingegneri è spesso associata al dolore e all’orrore generato dalle creature antagoniste e in effetti questa connessione fra creazione e punizione traspira anche nei principali miti legati alla figura del Prometeo classico, divinità così importante da essere protagonista di una trilogia del tragediografo Eschilo (pervenutici mutila, purtroppo): naturalmente in luogo importante per la cultura classica quale sono i Campi Flegrei non mancano riferimenti a Prometeo e dobbiamo spostarci al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al Museo archeologico dei Campi Flegrei del Castello di Baia per capirne qualcosa in più. Il titano Prometeo (il cui nome significa “colui che riflette prima”) è uno dei pochi titani che non combatte contro gli Dei dell’Olimpo e al termine dello scontro fra Dei e Titani siede fra gli dei vittoriosi, poiché è dotato di grande ingegno Zeus, padre degli Dei, lo incarica di creare un nuovo genere di creature mortali che dovrebbero onorare ed accudire gli Dei: Prometeo dalla polvere crea un nuovo essere, l’uomo e proprio da Pozzuoli ci giunge una magnifica opera d’arte oggi al Museo archeologico nazionale di Napoli, ovvero il celebre sarcofago romano scoperto presso Via Vecchia S. Gennaro nel 1817. Il raffinato sarcofago mostra Prometeo al centro della scena con alle proprie spalle gli Dei che osservano curiosi mentre ai piedi del titano creatore c’è disteso il primo uomo inerte e subito sopra vi è una riluttante Psiche, divinità dell’anima, che proprio non vuole entrare nel corpo disteso a terra per dargli lo slancio vitale ma alla fine cederà agli sforzi (e alle spinte) di Eros, dio dell’amore, che la riporrà nel corpo creato da Prometeo. Il sarcofago è un pregevolissimo pezzo d’arte del primo IV secolo probabilmente realizzato a Roma, la sua presenza a Pozzuoli ci dà ulteriore conferma della ricchezza dell’élite locali e della loro integrazione presso la società cha all’epoca viveva nella capitale dell’Impero. In questo caso la creazione è un momento positivo, tutti gli Dei corrono a vedere come sarà la creatura di Prometeo e lo stesso titano è il protagonista della vicenda, allo stesso modo nei film di Alien gli Ingegneri nutrono grandi speranze riguardo all’esito dei loro esperimenti ma purtroppo l’imprevedibile nascita degli Xenomorfi spazzerà via questo clima di speranza e anche il mito greco riflette questa situazione poiché la seconda parte del mito di Prometeo è intrisa di colpa e punizione poiché poco dopo la loro creazione gli umani cominceranno a disubbidire agli Dei e Zeus li punirà sottraendogli il fuoco e Prometeo violando la volontà del Padre degli Dei riporterà il fuoco alle sue creature e per questo motivo verrà incatenato sulle montagne del Caucaso dove ogni giorno un’aquila mangerà il suo fegato che ricresce ogni notte dando avvio ad un circolo vizioso di dolore e colpa.

Nel Museo archeologico dei Campi Flegrei al Castello di Baia si ha la fortuna di conservare un non comune gruppo scultoreo di età romana che un tempo decorava un mausoleo e il tema della decorazione doveva essere quello della punizione divina perché i frammenti di due statue riguardano dei personaggi puniti dagli Dei: Issione e Prometeo incatenato. Il Prometeo flegreo manca di braccia e gamba destra ma è sufficientemente conservato per ammirare il volto contratto dal dolore con lo sguardo terrorizzato che si dirige verso il fegato e l’aquila, in parte visibile sulla gamba sinistra. Il Prometeo conservato a Baia è il prometeo che paga per i propri sbagli e per aver amato troppo una creatura inaffidabile quale è l’uomo, in maniera non dissimile dagli Ingegneri che per amore di conoscenza hanno creato una razza di mostri. nonostante la saga di Alien sia apparentemente fantascienza pura appare chiaro che un substrato mitologico si trova anche qui, fra viaggi interstellari e mostri capaci di vivere nello spazio comunque gli archetipi del mito greco ancora offrono spunti buoni per riflettere sul destino dell’uomo, con o senza l’ausilio dell’intelligenza artificiale. “Alien Romulus” arriverà nelle sale a partire dal 14 agosto 2024, per non anticipare nulla (oggi si dice “fare spoiler”) non vi diciamo se all’interno della trama ci saranno o meno riferimenti ai miti classici ma in compenso possiamo dire, come già ampiamente anticipato dagli autori, che il film sarà un ritorno alle atmosfere cupe e claustrofobiche tipiche dei primi film, in particolare del capostipite di R. Scott. il primo film del 1979 fu pubblicizzato dalle celebre frase “nello spazio nessuno potrà sentirti urlare” e probabilmente questo mantra varrà per il capitolo ora in sala! a proposito per un assurda questione di diritti d’autore il titolo “Alien 2” non può essere usato dalla casa cinematografica “20 Century Fox”, proprietaria dei diritti della saga, perché pochi mesi dopo l’uscita del primo film il produttore italiano Ciro Ippolito acquisì i diritti sul titolo “Alien 2” e ne fece fare pure un film girato alle grotte di Castellana in Puglia, il film ebbe un buon successo sul mercato internazionale poiché venne acquistato da molti distributori credendo si si trattasse effettivamente del seguito ufficiale del film. Ciro Ippolito era famoso per i suoi successi, non a caso fu il maggior produttore di Mario Merola e con le sue azioni costrinse il colosso americano e Scott ad usare un titolo diverso per il sequel “vero” di Alien, ovvero il titolo “Aliens”, film del 1986 girato da James Cameron con S. Weaver ancora una volta intenta a fuggire dagli alieni mostruosi. i fan non amano l’operato di Ciro Ippolito perché la sua operazione commerciale ha costretto la casa cinematografica ad una lunga battaglia legale vinta da Ippolito che ha però ritardato di molto l’uscita del sequel autentico di Cameron. peccato. fra i cultori del genere “Alien 2” è molto ricercato, in fondo se si è produttori dei film di Mario Merola non si può certo aver paura di due alieni!

Fonti: “Prometeo e Issione puniti da Zeus, breve nota su una bottega puteolana di orizzonte microasiatico” di Claudia Valeri “Campania romana. Sculture e pitture da edifici pubblici. Museo Archeologico Nazionale di Napoli” autori vari casa editrice Electa. “Alien. Nascita di un nuovo immaginario” di Boris Battaglia.

Dettaglio del Sarcofago di Prometeo: si vede bene a sinistra Prometeo seduto ed assorto mentre osserva Psiche che cerca di allontanarsi dal copro inerte del primo uomo, creazione di Prometeo stesso.

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