Vuoi per amore vuoi per delusione ogni mese di giugno sento il richiamo della terra iberica e dopo aver affrontato la stagione turistica primaverile come guida per scolaresche e gruppi organizzati è anche giusto dedicare qualche giorno al far finta di essere turista in Spagna.
Dico far finta di essere turista perché dopo quattro mesi passati fra i gruppi e le relative esigenze (pit-stop ai bagni, pausa foto, ratifica dei biglietti d’ingresso ecc…) il viaggio in Spagna è tutto fuorché un’esperienza turistica in senso lato e quest’anno ho fatto una delle migliori scelte possibili: Saragozza, città di seicentomila abitanti e capitale dell’Aragona caratterizzata da uno splendido retaggio storico-culturale che si combina con un flusso turistico decisamente sostenibile.
Si, avete letto bene: nonostante i tanti monumenti e i bei ristoranti Saragozza non scoppia di turisti come la vicina Barcellona e il non incontrare praticamente mai delle file alle biglietterie dei musei o ai ristoranti è un qualcosa che all’inizio pare straniante ma ci si abitua rapidamente a questa inaspettata comodità!
Saragozza è servita da un areoporto ma al momento non vi è volo diretto da Napoli, pertanto ho preso un aereo che da Partenope mi ha portato a Barcellona e poi da lì grazie al treno ad alta velocità ho percorso in meno di due ore i 350 chilometri che separano le due città spagnole.
Saragozza è una città dell’interno che sorge sul fiume Ebro, il maggior fiume interamente spagnolo, e la visita è una continua scoperta: la città nasce con i romani che la fondarono ai tempi del primo imperatore Ottaviano Augusto e in effetti il nome moderno spagnolo, “Zaragoza” è una storpiatura dell’antico nome romano “Colonia Cesarea Augustea”. Ben 5 siti archeologici ricordano il passato romano: 4 sono visitabili con un biglietto cumulativo e fra questi c’è il bel Teatro Romano (gli altri siti sono le terme, il foro e il porto) mentre le mura romane sono visitabili gratuitamente in piazza plaza Cesare Augusto. I siti archeologici si presentano come tratti di archeologia urbana non molto dissimili dal percorso archeologico del Rione Terra, sono ben tenuti e vantano bei apparati didattici, le biglietterie funzionano alla grande e gli orari presentano ampie fasce di attività in mattinata e nel tardo pomeriggio, solo dopo pranzo pare che i musei chiudano per rispettare la proverbiale siesta.
La storia di Saragozza continua nel periodo successivo alla caduta dell’impero romano con l’arrivo prima del cristianesimo e poi dei dominatori arabi e infatti i principali monumenti di Saragozza nascono in questo periodo: il grande santuario di Nuestra Segnora del Pilar e il Palazzo dell’Aljaferia.
Il santuario del Pilar è il più antico al mondo e la tradizione vuole sia sorto dopo che la Madonna sarebbe apparsa all’apostolo S. Giacomo giunto in Iberia per predicare la parola di Cristo. L’apparizione mariana, la prima documentata, sarebbe avvenuta presso una colonna (in aragonese “pilar”) e intorno a tale colonna si sarebbe poi costruito il primo nucleo del santuario che raggiunge la forma attuale di splendido gioiello architettonico nel XVI secolo grazie al celebre architetto Herrera. Pilar è un nome comune di donna in Aragona e la Madonna del Pilar è la patrona di tutti I popoli e i paesi che parlano spagnolo. All’interno del Santuario c’è un punto dove un pezzo della Colonna santa affiora dalla muratura dell’altare dedicato a questa Madonna e in molto si inginocchiano per baciare la santa reliquia. Il resto della chiesa è un trionfo barocco con affreschi di Goya, celebre pittore spagnolo cresciuto qui a Saragozza. Non ci sono biglietti da pagare per visitare il Santuario ma all’uscita non dimenticate di fare un’offerta per ottenere i celebri braccialetti di colori differenti che assicurano ciascuno una grazia diversa in base alla tonalità cromatica. Il Palazzo dell’Aljaferia era la residenza fortificata del signore arabo che controllava Saragozza durante l’altomedioevo, vi era anche un harem e una moschea ma nel 1118 i re d’Aragona conquistarono Saragozza è trasformarono il palazzo in un castello simbolo del proprio potere tanto da farlo diventare loro sede permanente (reggia) e ancora oggi il parlamento aragonese (la cortes) si riunisce qui. Il Palazzo conserva molti lasciti della decorazione di età araba e rinascimentale. Per visitare il palazzo si paga un biglietto e per accedervi si deve passare tramite un rapido check-point. Saragozza si gira a piedi o in bus, il Santuario sorge sulla piazza principale della Città (Plaza del Pilar) mentre il Palazzo è un po’ più distante, il santuario inoltre sorge praticamente sulla riva dell’Ebro e attraversando il fiume grazie al medievale Ponte di Pietra si può andare sull’altra sponde per fare delle belle foto al Santuario che si riflette nelle acque del fiume.
Un epoca moderna il nome di Saragozza si lega a Francisco Goya y Lucientes, un grande pittore cresciuto qui. Il locale Museo di Goya permette di vedere le opere realizzate dal Maestro durante la sua giovinezza, in particolare il celebre autoritratto che il pittore realizzò da giovane è un vero e proprio capolavoro. Da Saragozza è inoltre possibile raggiungere in bus la casa natale di Goya a Fuendetodos, un minuscolo villaggio sito a 35 chilometri dalla capitale aragonese nel cuore della campagna. La visita alla casa natale di Goya permette di conoscere molti dettagli dell’infanzia del Maestro ma ciò che è notevole è il paesaggio semidesertico che si estende a perdita d’occhio intorno al paese dove gli amanti del trekking troveranno sentieri che portano presso canyon e altre strutture geologiche figlie dell’erosione e anche le trincee dove si combatté la violentissima Guerra Civile Spagnola.
Mi sono avventurato fra i sentieri a corona di Fuendetodos e per la prima volta in vita mia ho visto uno stormo di avvoltoi grifoni (Gyps fulvus) specie rarissima da noi ma comune in Spagna e non avendo mai visto da vicino un animale del genere con un’apertura alare di 3 metri ammetto di aver avuto un po paura. L’unica pecca del bel paesaggio aragonese è la presenza delle pale eoliche che sono un po’ i discendenti dei mulini di Don Chisciotte.
Saragozza moderna offre due attrazioni interessanti: il Mercato Generale dove si trova ogni cibo tipico e poi l’acquario Fluviale.
Il Mercato Generale è il regno dei due principali prodotti aragonesi: la frutta e i prosciutti, su questi ultimi si imperna una tradizione seguitissima che ha prodotto anche varietà estremamente pregiate e costose.
L’Acquario Fluviale è estremamente particolare poiché è un acquario che ospita solo specie animali e vegetali che provengono dai grandi fiumi del mondo, ogni sala con le vasche è dedicata ad uno dei fiumi presenti su ciascun continente: il Nilo per L’Africa, il Rio delle Amazzoni per il Sud America e via dicendo, per l’Europa si è scelto di valorizzare il fiume di Saragozza, l’Ebro. È possibile pure fare un’immersione nella vasca degli Arapaima, dei pesci tipici del Rio della Amazzoni. Servono tre giorni per girare tutta Saragozza, fra belle piazze, musica e cibo ad un ritmo lento e mai frenetico. Alla fine ho preso il treno per tornare a Barcellona e mentre l’Aragona spariva per fare spazio alla Catalogna aumentavano il numero di cittadine e il traffico che si poteva scorgere dal treno. A Barcellona, come in ogni grande città che si rispetti, ho dovuto fare la fila già per prendere le scale mobili per uscite dalla stazione, senza parlare dell’attesa per un taxi: il turismo di massa mi ha dato il benvenuto.
Il racconto di una guida turistica, il viaggio dopo il lavoro in terra flegrea
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